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Storie di Corpi: la storia del mio corpo

da | 18 Settembre 2023 | Storie di Corpi

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Questo è l’episodio zero della rubrica mensile Storie di Corpi: ogni mese un episodio sarà dedicato alle storie dei corpi di donne che intervisterò.

Credo che parlare di corpi in modo positivo e condividere con le altre donne le nostre storie legate al nostro corpo sia importante. Vorrei che la mia voce non fosse l’unica, vorrei dare spazio ad altre voci. Visto che questo è il primo appuntamento mi è sembrato giusto aprire le danze con il mio corpo, in modo che possiate conoscermi meglio.

Puoi ascoltare questo articolo anche in versione podcast o vederlo su YouTube.

La relazione con il mio corpo: esperienze positive

  • C’è qualcosa di cui sei particolarmente orgogliosa o che apprezzi del tuo corpo?

 

  • La cosa che mi piace di più del mio corpo è che è sportivo, che si attiva con il movimento e che è stato sempre forte per me e con me. Mi ha permesso di fare molti sport, di correre diverse 10km, di far crescere un essere umano dentro di me e di farlo nascere e di prendermi cura di lui.

La relazione con il mio corpo: le sfide

  • La sfida più grande è la mia scoliosi, mi è stata diagnosticata da bambina e ho dovuto portare un busto che non è servito a molto. Ho pensato per molto tempo di essere sbagliata, imperfetta alla radice. La scoliosi con il tempo mi sta ponendo più limiti, oppure come ho cominciato a vederla ora mi sta offrendo la possibilità di fare le cose in modi diversi. La scoliosi è anche uno dei motivi per cui mi occupo di corpi, non esistono corpi sbagliati.

 

  • La pancia è la parte del mio corpo che mi piace di meno e dalla quale sono stata ossessionata per un periodo della mia vita. Volevo avere la pancia piatta ma per come sono fatta ed è fatto il mio corpo questo non è possibile a meno che non mi affami e mi ammazzi di sport, no grazie! La cosa assurda è che se riguardo le foto di me a 20 anni ero davvero magra ma all’epoca non mi piacevo per nulla.

Il mio corpo da donna – Ciclo, gravidanza e post parto

  • Il menarca per me è arrivato abbastanza tardi, avevo 13 anni. Mia mamma non mi ha mai fatto nessun discorso sul ciclo femminile, ma siccome è arrivato così tardi tutte le mie amiche avevano già le mestruazioni quindi non è stata una sorpresa quando sono arrivate. Sono sempre state abbastanza irregolari e poco dolorose. Le mestruazioni sono raccontate come una rottura di scatole, una maledizione delle donne e quindi anche io ho sempre vissuto con questo tipo di convinzione. Appena ho avuto una relazione seria, a 19 anni, mia mamma mi ha portata dalla ginecologa per prescrivermi la pillola anticoncezionale. Io l’ho presa da allora per molto tempo e con poche pause e anche se non ero in una relazione per la sua comodità: decidere quando avere il ciclo e magari saltarlo completamente nei mesi estivi era fantastico per la me di allora.

 

  • Quando io e mio marito abbiamo deciso di provare ad avere un bambino ho interrotto la pillola ed ero convinta che in poco tempo sarei rimasta incinta. Così non è stato. Dopo 7 mesi di tentativi ci siamo rivolti ad una specialista che mi ha diagnosticato l’ovaio policistico, da qui la difficoltà di concepire. Ho attraversato anche un aborto spontaneo. Mi ricordo che il pensiero di restare incinta era un’ossessione, avevo ridotto lo sport fino ad annullarlo anche se mi faceva stare bene perché avevo paura e fondamentalmente ero arrabbiata con il mio corpo perché pensavo che mi stesse tradendo.

 

  • Dopo l’aborto spontaneo ricominciai a fare sport perché mi vedevo ingrassata, lo feci nel modo sbagliato facendo apposta un programma che sapevo essere difficile e molto faticoso. Ero arrabbiata ma non riuscivo a mettere a fuoco la mia rabbia, volevo punire il mio corpo.

 

  • Alla fine per una sorta di miracolo rimasi incinta, la gravidanza andò bene e anche il parto, fu cesareo programmato perché mio figlio rimase podalico.

 

  • Il post partum è stata la fase più complessa per me, riguardo al mio corpo persi tutti i kili della gravidanza nel primo mese per lo stress, stavo malissimo e invece mi facevano i complimenti perché avevo perso tutto il peso velocemente. Quando cominciai a stare meglio mentalmente riguadagnai il peso, in una sorta di yoyo continuo.

 

  • Dopo il parto ripresi la pillola anticoncezionale perché la ginecologa mi disse che con l’ovaio policistico era necessario. Non feci altre domande e continuai con la pillola.

 

  • Dopo aver preso il master in coaching decisi di intraprendere una specializazione nelle tematiche del femminile, avevo già deciso che il corpo sarebbe stato il mio campo di lavoro e di studio. Nella specializzazione ho potuto approfondire la ciclicità delle donne, le fasi che attraversiamo con l’età, l’importanza del ciclo mestruale e anche di come la pillola anticoncezionale agisca inibendo ad esempio la pulsione sessuale.

 

  • Ci tengo qui a dire che so perfettamente che la pillola anticoncezionale è fondamentale per tante donne, solo che io volevo provare a non prenderla più per vedere che cosa sarebbe successo al mio corpo e anche alle mie emozioni.

 

  • Finalmente feci delle ricerche più approfondite riguardo l’ovaio policistico e mi resi conto che non avevo nessuno dei sintomi descritti, oltre al fatto di avere molte cisti nelle mie ovaie. Chiesi quindi consiglio alla mia mentore della specializzazione, Francesca Zampone, che mi consigliò la sua ginecologa a Milano. Presi appuntamento e lei mi spiegò che avevo l’ovaio mltifollicolare, non c’era necessità per me di prendere la pillola se non volevo ma il mio ciclo sarebbe stato sempre irregolare e più lungo del normale ciclo di 28 giorni.

 

  • Ho smesso di prendere la pillola a febbraio di quest’anno, piano piano ho cominciato a sentire i cambi di umore sia in positivo che in negativo, sento di nuovo la pulsione sessuale, il mio corpo cambia molto durante le fasi del ciclo mestruale ma ho la calma ora di osservarlo senza voler cambiare nulla, di assecondare le sue voglie, anche di cibo e semplicemente di stare a guardare, serena e in pace.

 

Società e corpo

  • In che modo credi che la società e la cultura abbiano influenzato la tua percezione del corpo? Hai mai sentito la pressione di conformarti a standard di bellezza imposti dalla società? Come hai affrontato questa pressione?

 

  • Sono nata nel 1987, significa che sono stata adolescente tra la fine degli anni ‘90 e i primissimi anni 2000 (sono entrata al liceo a settembre del 2001). Insomma sono una classica millennial e come tutte le mie compari di generazione ho sofferto dei modelli di donna magrissima che mi venivano offerti ovunque. Io pensavo che Kate Moss fosse bella, che Marissa Cooper fosse bella, che il grasso fosse una maledizione. Certo che la cultura ha influenzato la percezione del mio corpo e in generale di come dovrebbero essere i corpi. Scardinare tutto questo è il lavoro più difficile che sto facendo anche perché questa pressione non finisce, anzi. Il fatto che sia tornata di moda la moda dei primi 2000 mi spaventa.

 

  • Quello che ho fatto e continuo a fare per cambiare questo modo di pensare i corpi è leggere libri sulla body positivity e sul self-care, seguire persone che mi ispirino in questo senso e smettere di seguire persone che mi fanno stare male e con cui non sono d’accordo.

Lavoro su me stessa

  • Un grande lavoro l’ho fatto studiando per diventare coach e specializzandomi. Il coaching può essere un alleato nel nostro percorso per amare il nostro corpo e smettere di giudicare i corpi degli altri. Infatti credo che amare il nostro corpo sia solo il primo passo per poi cambiare la società. Michela Murgia diceva che la società è una nostra responsabilità e io sono d’accordo con lei. Cambiare il modo in cui pensiamo al nostro corpo significa anche portare quel modo nella società, insegnarlo ai nostri figli, nipoti, allievi se insegniamo, parlarne alle nostre amiche, alle nostre madri e zie.

 

  • Il coaching può essere utile perché al coach possiamo parlare e sappiamo che ci ascolterà senza giudizio, perché ci darà degli esercizi e degli obiettivi reali da poter raggiungere, possiamo misurare assieme il progresso.

 

  • Se però pensiamo o sappiamo di avere un DCA l’unico professionista a cui affidarci è uno psicoterapeuta. Se siete in cura con uno psicoterapeuta per un DCA potete lavorare in contemporanea con un coach.

 

Messaggio per altre donne

  • Your body is not an apology, non devi mai chiedere scusa per il tuo corpo perché non c’è un modo sbagliato per essere nel tuo corpo, non ci sono corpi sbagliati.
  • Tutto quello che hai passato ti porta dove sei ora, quindi perdonati se in passato hai trattato male il tuo corpo, se lo hai desiderato diverso, se hai pensato che ti tradisse, se hai pensato che non fosse all’altezza e ricomincia da qui.

Conclusioni

Spero che questo articolo ti abbia ispirata e che ti sia stato utile. Se vuoi continuare il percorso gratuitamente iscriviti a Libera-Fai pace con il tuo corpo. Si tratta di una serie di audio che riceverai via mail, gratuiti, che ti aiuteranno a cominciare questo percorso. Si tratta di 11 audio brevi (al massimo 4 minuti) che riceverai via mail, uno al giorno.

In ogni audio ti accompagnerò a riflettere su alcuni aspetti del rapporto con il tuo corpo e la tua immagine, alcune volte ti proporrò delle piccole sfide da fare con te stessa. Isciviti qui

Francesca Ibba Maglioncino Cerulleo

Ciao,
io sono Francesca

e sono una Body Confidence Coach. Ti aiuto a fare pace con il tuo corpo, un passo alla volta.

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